unisa ITA  unisa ENG


La critica - Schede bibliografiche

2011

MARIANO D’AMORA, Se cantar mi fai d’amore… La drammaturgia di Annibale Ruccello, Introduzione di Antonia Lezza, Roma, Bulzoni, 2011.
La monografia di Mariano D’Amora è un omaggio alla drammaturgia di Annibale Ruccello, uno degli autori-attori più significativi del secondo Novecento europeo. Il punto di partenza dell’indagine di D’Amora sono i testi di Ruccello (editi e inediti) con l’intento di evidenziare la particolarissima scrittura drammaturgica dell’autore stabiese così ricca di citazioni e riferimenti ai suoi grandi modelli teatrali, italiani e stranieri, classici e moderni, ma, allo stesso tempo, assai originale e con una spiccata e innovativa identità drammaturgica. La puntuale e accurata analisi di D’Amora segue un percorso cronologico tra le opere di Ruccello: dagli esordi (Il Rione e La cantata dei pastori) alla collaborazione con Lello Guida (L’osteria del melograno, L’asino d’oro e L’ereditiera); dai testi su commissione (I gingilli indiscreti, La ciociara e La fiaccola sotto il moggio) fino ai grandi capolavori di Ruccello (Le cinque rose di Jennifer, Notturno di donna con ospiti, Week-end, Ferdinando, Mamma. Piccole tragedie minimali e Anna Cappelli).
Uno degli aspetti più interessanti della drammaturgia di Ruccello è, senza dubbio, la lingua teatrale, infatti, nell’Introduzione (Il nostro Ruccello) Antonia Lezza ricorda come fin dagli esordi in Ruccello c’è “un’attenzione scrupolosa e indiscutibile verso la lingua scritta, che è apprezzabile non solo per l’originalità di stile e per la forza espressiva, ma soprattutto per il valore assunto in quegli anni in cui si determina il dominio a teatro dell’aspetto performativo”.


ENZO MOSCATO, Gli anni piccoli, prefazione di Enrico Fiore, postazione di Pasquale Scialò, Napoli, Guida, 2011.
Il drammaturgo napoletano Enzo Moscato si dedica per la seconda volta alla narrativa: dopo l’antologia di racconti Occhi gettati del 1989, Guida Editore pubblica Gli anni piccoli. Memo-frammenti e Bio-proiezioni dall’interiore/esteriore ‘Contea di N.’, una raccolta di frammenti autobiografici definita dall’autore “schizzi, graffi, venature, incrinature, macchie, tracce, orme, impronte”. Moscato ripercorre la sua infanzia trasportando il lettore tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, i bagni Eldorado, “paradiso di brividi e fremiti”, e scuole innominabili per sacrosante superstizioni. Questo viaggio di ricordi e di esperienze è una lettura piacevole, ma anche uno strumento di comprensione e di approfondimento della drammaturgia dell’attore/autore napoletano: ne Gli anni piccoli si ritrovano le radici dell’anima grottesca e tragicomica del suo teatro. È il genius loci partenopeo l’inesauribile fonte d’ispirazione, al quale si sovrappongono le fantasie infantili, stimolate da credenze e dicerie di quartiere, le letture adolescenziali e gli studi filosofici.
Nella Prefazione (Strane cose nel vento) il critico Enrico Fiore sintetizza così l’essenza di questo scritto: “il massimo del dicibile risiede nel massimo dell’indicibile”. Mentre nella Postfazione (Note per un canone inverso) il musicologo Pasquale Scialò definisce Gli anni piccoli come “Una partitura a tutto tondo, divisa in movimenti, sette per l’esattezza, che sprigiona emozioni e sorprese di battuta in battuta”, sottolineando in questo modo la dimensione anche sonora di questa originalissima e intensa autobiografia. L’autore ha dedicato il testo al fratello Salvio, scomparso recentemente.